Al di là e al di qua della rete
Una ventina di chilometri più su e oggi si sarebbe “appena” parlato della vittoria di un giovane talento austriaco, destinato a scalare in poche settimane la classifica mondiale e ad aggiudicarsi molti tornei del Grande Slam.
Invece per una volta quei confini hanno arriso al nostro paese, che sta vivendo giustamente una bulimia da tennis come da tanto tempo non si assisteva, relegando per una domenica il calcio a una quasi fastidiosa appendice.
Al di là dell’aspetto puramente agonistico, la bellezza intrinseca del trionfo in Australia di Jannik Sinner è tale se si va oltre il rettangolo di gioco e una pallina che viaggia a velocità impressionante. Perchè rappresenta l’ennesima circostanza dello sport quale meraviglioso palcoscenico in grado di generare valori che permeano la quotidianità, a prescindere dagli ambiti.
Una mamma ed un papà con i piedi ben saldi a terra, che di comune accordo non tarpano le ali alle aspirazioni del figlio, ma le assecondano nonostante possano sembrare i classici sogni irrealizzabili di ragazzi con la testa fra le nuvole.
È la dimostrazione che la famiglia rappresenta ancora, nonostante sempre più attaccata nelle sue fondamenta e sempre meno tutelata, quella istituzione costitutiva della nostra società, da cui nascono passioni autentiche e maturano sane aspirazioni. Averne una solida oggi è una fortuna.
Deve allora essere missione precipua dello stato assicurare a tutti di coltivare una speranza, non solo a chi può contare su capacità economiche o corsie preferenziali, ma soprattutto a coloro che non partono alla pari.
Se solo si provasse a scavare sino in fondo, anche nelle situazioni più disagiate, quante storie di successo potrebbero emergere da parte di chi viene forgiato alla sofferenza non per sua scelta e invece avrebbe tutte le potenzialità per essere qualcuno.
Un giovane con una visione. Concreta, non effimera. Perchè a diventare influencer si fa presto. Altrettanto presto, però, si può ritornare al punto di partenza, con un pugno di mosche tra le mani, se si è costruito tutto sulla sabbia e non sulla roccia.
Il percorso del tennista pusterese insegna invece che si arriva a tagliare il traguardo dopo anni e anni di duro lavoro e di sacrifici sin da piccoli. Da qui la necessità di avere i giusti modelli cui ispirarsi e di sapersi circondare delle persone giuste.
E qui ritorna il concetto della famiglia come guida imprescindibile, che comprenda quando sia necessario fare un passo indietro, ma che si muova saggiamente dietro le quinte per dare al figlio la possibilità di crescere e fare esperienza degli errori commessi.
Non tutti potranno diventare dei numeri uno, sia nello sport, ma in generale nella vita. Anzi… Di questo devono convincersi in primis i genitori, che spesso proiettano nei loro figli quella fame mai sopita di affermazione personale che, non sempre per propri demeriti, non sono riusciti a concretizzare.
Arrivare primo al traguardo o fermarsi all’ultimo chilometro è una vittoria per chi sa di poter rispondere alla propria coscienza dicendo di avercela comunque messa tutta e di aver dato il massimo senza lesinare la minima stilla di energia. È questo il lasciapassare per essere almeno un buon cittadino.
Perchè fuoriclasse si nasce, campioni si può diventare. Ma questo è un altro discorso.
“L’unico consiglio che mi sento di dare – e che regolarmente do – ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s’ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.” (Indro Montanelli)
31 Gennaio 2024 @ 11:18
E’ proprio così.
C’è poco da fare.