Dal lavoratore interinale all’influencer: tempi di una diversa modernità
Correva l’anno 1997 quando, allo scopo di contrastare la disoccupazione sempre più crescente e allo stesso tempo rendere il mercato del lavoro meno rigido e più flessibile, fece irruzione il cosiddetto “Pacchetto Treu”.
Fu un’autentica rivoluzione nel mondo giuslavoristico italiano perché, tra gli altri aspetti, vennero introdotte alcune fattispecie contrattuali “atipiche”, classificate come tali in quanto non correlate a un rapporto di lavoro subordinato, tra le quali il contratto di collaborazione coordinata e continuativa, il lavoro a progetto e, soprattutto, il contratto di lavoro temporaneo, meglio poi conosciuto come lavoro interinale.
Lavoratore, società fornitrice, società utilizzatrice. Una contestuale presenza trilaterale che caratterizzò una storica inversione di rotta per l’epoca, dal momento che si “sdoganò” l’interposizione di manodopera e per la prima volta le agenzie private affiancarono gli organismi statali nell’attività di collocamento di personale presso le aziende.
Quali risultati produsse questo radicale cambio di rotta all’interno di un sistema fino ad allora “ingessato” è sotto gli occhi di tutti. Non tanto il lavoro interinale, a cui molte imprese attinsero come se si trattasse di un lungo periodo di prova prima di assumere il lavoratore in pianta stabile, ma gli altri rapporti di lavoro atipici furono spesso immolati sull’altare di un ricorso distorto e reiterato, di fatto aumentando sia il precariato che i fascicoli dei contenziosi nelle aule dei tribunali.
E i sindacati? Come si mossero in funzione di questa evoluzione? Dal punto di vista organizzativo diedero ben presto vita a organizzazioni di categoria dedicate ai lavoratori appartenenti a queste tipologie contrattuali, attribuendo in alcuni casi (Nuove Identità di Lavoro) denominazioni che lasciavano trasparire il senso di una innovazione e la ricerca di una modernità ormai non più rinviabile.
Fatte salve le debite proporzioni in quanto a diversità di tempi, contesto storico, tipologia di attività condotta e impatto della tecnologia, il lavoratore interinale sta all’influencer come Nuove Identità di Lavoro sta ad Assoinfluencer?
Cosa non è capace di creare la digital economy… Persino un sindacato di categoria, nato allo scopo di fare da cassa di risonanza di diverse figure professionali – che magari tra non molto andranno a corredare le declaratorie di qualche contratto collettivo nazionale di lavoro – rappresentandone e tutelandone gli interessi, come gli influencer e i content creator, gli youtuber e i podcaster, gli streamer, gli instagrammer e persino i cyberatleti.
Un fenomeno in crescita vertiginosa, se si considera che solo in Italia questi professionisti del web hanno raggiunto quota 350mila, per un giro di affari che ha già movimentato 280 milioni di euro.
Numeri di un certo rilievo, per una situazione non più etichettabile “di nicchia”, che in un certo senso giustificano la necessità da parte dei promotori dell’organizzazione sindacale di favorire l’individuazione di una legislazione specifica. Perché non ci sono solo Chiara Ferragni e Khaby Lame, che forse, anzi, senza forse, del sindacato non hanno proprio bisogno, ma tanti loro colleghi meno noti, alle prese con oggettive difficoltà ad affermarsi in un mercato ancora sostanzialmente privo di regole definite.
Se viene istituita un’organizzazione sindacale, allora significa per effetto indotto che tutti gli aderenti sono da considerare lavoratori nell’accezione classica cui siamo abituati? Pensare a un influencer come tale, inutile nasconderlo, risulta ancora molto difficile. E chissà se non sia proprio questo il primo salto di qualità che tutti prima o poi dovranno fare in quell’ottica di modernità verso cui il mercato del lavoro non può non tendere.
È un po’ la stessa dinamica che si innesca ascoltando alla radio molti speaker che raccontano di essere spesso risultati poco credibili nell’affermare di sbarcare il lunario facendo il disk jockey. “Il lavoro vero e proprio, non il tuo hobby preferito”, si sono spesso sentiti rispondere.