Le regole e il gioco, nel calcio e nella vita
… e si torna a parlare di pallone. L’inaugurazione dei campionati europei di calcio, gli stadi che ritrovano gli spettatori, le bandiere tricolori che sventolano dalle finestre.
Segno che abbiamo la memoria breve, che tutto quello che è stato già lo abbiamo dimenticato? Si può ritornare a giubilare per un gol? Non avevamo imparato che nella vita ci sono cose ben più importanti? Se ripensiamo a quelle colonne di camion dell’Esercito che trasportavano bare in un silenzio rotto solo dalle sirene delle ambulanze, cos’è una partita di calcio perché te ne curi?
È segno di una vita che non si è spenta, è un modo per dire “siamo ancora qui”. Il dolore e la paura non sono dimenticati, ci rimangono dentro e ci aiutano a dare un sapore nuovo, più dolce, più intenso a quella normalità in passato tanto bistrattata, che abbiamo il dovere di tornare a vivere, ricordando anche chi avrebbe voluto stare sul divano accanto a noi ed abbracciarci per una rete di Insigne.
Quanto può essere importante allora quel pallone. Quanto lo è stato anche in tempo di lockdown per quei ragazzini che potevano dargli qualche calcio su un balcone o in un giardino condominiale: uno sfogo, una parentesi di evasione quasi sempre piacevole e divertente.
Dico “quasi” perché per due bambini di 10 e 12 anni il gioco si è trasformato in un’avventura “criminale”: una palla mal calciata finisce nel giardino di un vicino e attraverso una finestra aperta rimbalza dentro la sua casa.
Il vicino non c’è, che fare? Quella finestra a pian terreno è facile da espugnare, così scavalcano per recuperare il “tesoro” sferico e riportarlo in “patria”.
La battaglia sembra già combattuta e vinta, se non che un vicino, colpito dai movimenti sospetti, allerta il proprietario che rientra e coglie gli abusivi in flagranza di reato.
A nulla valgono scuse e spiegazioni, il titolare dell’immobile fa partire la denuncia e i bimbi si ritrovano sottoposti a interrogatorio dalla polizia. Non essendo delinquenti abituali, col pelo sullo stomaco, crollano immediatamente e si profondono in lacrime e pianti disperati.
La giustizia inclemente continua a fare il suo corso e rimane aperta l’indagine per “occupazione”, nonostante i giovani rei si dichiarino pentiti e promettano di non farlo mai più.
L’educazione alla legalità comincia da piccoli, si sa. È bene insegnare che ci sono cose che non si fanno…, ma forse la lezione questa volta è stata un po’ troppo dura, alla soglia della tortura, quasi incostituzionale, se è vero che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”.
Ci rimettiamo alla clemenza della corte e auspichiamo che quel pallone, che rotoli su un campo di calcio o in un giardino condominiale, sia sempre il simbolo di una libertà semplice e innocente, che non vuol far torto a nessuno.
“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano” (Antoine de Saint-Exupéry)
13 Giugno 2021 @ 11:15
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