“Va’ dove ti porta il cuore”
Una delle affermazioni più perentorie che almeno una volta abbiamo pronunciato è senza dubbio: “ Non farò mai quella cosa lì”.
Quel senso di manicheo che fa capolino in noi e e ci fa considerare tutto o bianco o nero, senza soffermarci abbastanza sulla ricchezza che potremmo incontrare attraverso le sfumature poste lontano dagli estremi, sarà risuonato nella mente di V, che ha preferito l’ordinarietà, anche economica, della vita da insegnante, all’essere donna in carriera come manager d’azienda.
Prima il mondo come orizzonte, considerata l’esperienza maturata dall’Italia agli Stati Uniti, da Israele alla Norvegia. Ora il mondo come confine, quello di una scuola, un liceo artistico di Verona, nel ruolo di docente di lettere. E non rimpiangere il passato, se non riviverlo sotto un’altra ottica.
Tra il lavoro sempre sognato sin da piccolo per personale vocazione o per tradizione familiare e il lavoro sul quale per circostanze imponderabili si è costretti a ripiegare, esiste – per chi ha la fortuna di averne uno, cosa al giorno d’oggi non sempre scontata – il lavoro “nostro”. Quello, cioè, che al tirar delle somme, rappresenta al meglio ciò che siamo e quanto di buono possiamo fare a beneficio del prossimo.
Questione di sliding doors, di porte che apparentemente si chiudono sbattendole o facendocele sbattere in faccia, ma che si riaprono in un senso diverso e più profondo.
Ecco, allora, quanto risulti importante fare la cosa che ci consente di stare bene, senza lasciarci condizionare dal giudizio degli altri, che in maniera miope spesso ritengono una decisione assunta lontano dal loro modo di pensare come correlata a un fallimento. Invece è semplicemente la ricerca del proprio io, verso il quale ognuno ha dinamiche e tempi di approccio diversi per individuarlo.
Passare da analisi di budget e presentazioni commerciali tenute in sale riunioni ovattate e corredate anche di tanto superfluo a libri di testo e alla relazione con i giovani non deve essere stata una passeggiata di salute.
Da un lato la responsabilità di condurre un business e di essere gratificati con stipendi e premi da capogiro. Dall’altro una retribuzione appena dignitosa e persino la necessità di doversi sostituire alle famiglie per supplire a carenze educative.
Più comodo e meno vincolante occuparsi di numeri e cose da realizzare che di persone da formare. Ma V non ci ha pensato due volte, tuffandosi a capofitto nella sua nuova esperienza di formatrice di coscienze e rinunciando a rincorrere il suo passato più remunerativo in termini materiali.
Nulla va sprecato della nostra vita. È tutta esperienza che si accumula. Ma non lo potremmo mai capire se continueremo a farci guidare dalla mente e non a farci ispirare dal cuore.
Quando l’emozione prevale sul razionale.
“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce” (Blaise Pascal).